Cos’è l’organismo agricolo nell’agricoltura biodinamica?
Avete già sentito parlare di organismo agricolo? E di agricoltura biodinamica? Questi termini si sentono sempre più frequentemente, ma su cosa significhino e in che cosa consistano, spesso, non ci siamo interrogati.
L’agricoltura biodinamica è un’agricoltura che considera tutti gli elementi in gioco parte importante di un unico organismo, l’organismo agricolo appunto. Di esso non fa parte solo la pianta e il terreno, ma anche il concime, gli insetti e i microorganismi che ruotano intorno e che giocano un ruolo essenziale.
Per capire meglio il concetto di agricoltura biodinamica, bisogna capire cos’è l’organismo agricolo. Questo articolo ha lo scopo di spiegare in maniera semplice e chiara cos’è l’organismo agricolo e perchè questo modo di intendere l’agricoltura è importante.
L’azienda agricola come organismo
L’agricoltura biodinamica vede, come già detto, l’azienda agricola come un unico organismo di cui fanno partetutti gli elementi. Immaginate Un’azienda agricola come il corpo umano.
Immaginate che i campi coltivati siano organi vitali, così come gli animali. Poi ci sono i prati, le acque, la flora spontanea, l’uomo, i microorganismi che rivestono un ruolo importante per la salute e l’equilibrio di questo organismo. Se un organo è malato le cause possono essere dovute ad una carenza o a un uso sbagliato di un altro elemento . La conseguenza è che l’intero organismo con un organo malato, fa molta più fatica. Insomma se il malessere colpisce un solo elemento, questo malessere, in maniera abbastanza naturale, si estende a tutto l’organismo.
Dove si differenzia l’attività agricola?
L’attività agricola cambia perchè è più meticolosa, più attenta a non alterare nulla di questo piccolo ecosistema e cambia nelle scelte. Ad esempio se si ammala una pianta, nell’agricoltura tradizionale questo viene considerato un problema sigolo da risolvere. E dunque si cerca di salvare la pianta mediante l’utilizzo di veleni, rame o sostanze chimiche.
In agricoltura biodinamica invece la malattia di una singola pianta non è considerato un problema singolo, ma un problema che coinvolge l’intero organismo agricolo. Il concetto che viene fuori è che curare la singola pianta non è sufficiente, perchè dalla malattia di un sigolo organo è l’intero corpo ad uscirne indebolito. Stesso discorso viene fatto per la risoluzione dei problemi. Se si sottopone la pianta malata a un trattamento chimico per farla guarire, questo incide su tanti altri elementi.
Ad esempio questo trattamento potrebbe uccidere piccoli animali, insetti e microorganismi fondamentali per l’intero organismo.
L’obiettivo dell’agricoltura quando l’organismo è malato in uno dei suoi elementi, è quello di cercare la causa, di individuare gli errori commessi nella coltivazione, con l’obiettivo di mettere in salvo l’intero organismo limitando al massimo l’uso di sostanze chimiche (e anche naturali) che siano dannose. Un organismo in salute è difficilmente attaccabile da malattie e parassiti.
L’importanza di un ecosistema chiuso
Cosa significa ecosistema chiuso? E perchè è importante? Quello che abbiamo capito è che in un organismo agricolo tutti gli elementi sono importanti e in equilibrio da solo. L’agricoltura è vita che nasce cresce e muore, per poi rinascere. Ecco si deve creare una sorta di ruota che gira e che mantiene inalterato quell’equilibrio. Il concime che viene usato ha un’importanza fondamentale. Il compostaggio vegetale, deve essere, in agricoltura biodinamica, autoprodotto.
Le piante che esauriscono il loro ciclo vitale non esauriscono il loro compito nell’organismo agricolo e vanno a nutrire il terreno per le piante che verranno.
Perchè? La risposta è molto semplice. Una pianta che cresce in un determinato terreno e in un determinato ambiente avrà delle caratteristiche importanti che quell’ambiente e quel terreno le hanno trasferito.
Quindi al terreno e all’ambiente ritorneranno gli elementi che hanno “dato in prestito” alla pianta. In pratica il compostaggio fatto con scarti vegetali dell’attività dagricola è come se venisse “riconosciuto” dal terreno e dunque assimilato più velocemente e meglio.
Lo stesso discorso vale per il letame. Il letame che utilizziamo per concimare i campi ha la stessa funzione. Se c’è la possibilità è meglio che questo sia il risultato finale delle erbe dei campi che hanno nutrito gli animali. Quel letame avrà delle caratteristiche che il terreno riconoscerà come proprie.
Insomma la biodinamica è una scienza che deriva da una filosofia importante: l’uomo deve agire con la natura nelle sue attività nel pieno rispetto di tutti i suoi elementi, creando un’armonia che porta a risultati buoni, piliti e giusti.