
La tosatura delle Pecore, una tradizione che cambia!

Come ogni anno, anche all’inizio di questo giugno è arrivato il momento della tosatura per le nostre pecore.
Fino a una ventina d’anni fa, questo rito rappresentava molto più di una semplice operazione agricola: era una vera e propria festa. I pastori della zona – in particolare quelli sardi – si aiutavano a vicenda, radunandosi per tosare insieme i rispettivi greggi. Alla fine della giornata c’era sempre una grande mangiata, accompagnata da buon vino. Poi, verso le quattro del pomeriggio, ognuno tornava al proprio ovile per la mungitura. Dopo qualche giorno, ci si ritrovava di nuovo – a volte anche in quindici, spesso con tutta la famiglia – per aiutare un altro pastore.
Questa tradizione è ormai sparita in Val d’Orcia complice probabilmente la chiusura di molte aziende agricole e il ricambio generazionale.
Dalla tradizione alle squadre di professionisti
Oggi la tosatura è affidata a squadre specializzate, chiamati anche “tosini”, che offrono questo servizio a pagamento.
Vent’anni fa il costo era di circa da considerarsi a 1,40 euro circa a pecora; oggi si può anche arrivare a pagare circa 2,50 euro, soprattutto quando le squadre disponibili sono poche, così come è accaduto durante gli anni della pandemia.
La lana, tecnicamente, resta di proprietà del pastore. Ma il suo valore commerciale è talmente basso che non copre nemmeno il costo della tosatura.
A Podere Il Casale, ad esempio, abbiamo trovato un modo utile per riutilizzarla: la usiamo come pacciamatura nell’orto, dove protegge il terreno dall’evaporazione e mantiene l’umidità.
I tosini neozelandesi: una macchina da lavoro
Anche quest’anno, come accadeva regolarmente in passato, la nostra squadra di tosini proveniva dalla Nuova Zelanda, composta da tosatori Maori. Hanno uno stile di lavoro costante, rapido e molto efficiente. Per loro, la tosatura è un mestiere itinerante: lavorano tutto l’anno in Australia e poi si spostano tra Stati Uniti ed Europa – soprattutto in Italia, Inghilterra e nei Paesi scandinavi.
Per le nostre 200 pecore, il lavoro è durato circa due ore. Ma in condizioni ottimali, queste squadre riescono a tosare fino a 2000 pecore al giorno, senza pause, per due mesi consecutivi durante la loro permanenza in Italia.
Negli ultimi quattro anni, a causa della pandemia di COVID, non hanno potuto viaggiare in Europa. In quel periodo pertanto abbiamo avuto squadre provenienti dalla Polonia e, in un’occasione, anche un tosatore da Rieti, dove un tempo questa attività era praticata da contadini locali.
La tecnica e la fatica del mestiere
Oggi si usano tosatrici elettriche, che richiedono una certa precisione: bisogna tagliare la lana il più vicino possibile alla pelle, dove è ancora pulita, ma ovviamente senza ferire l’animale. È un lavoro che richiede grande esperienza, mano ferma e tanta resistenza fisica! Un pastore locale, da solo, riesce a tosare in media 30 pecore al giorno.
Ma alla fine della giornata, come dicono in molti, "fanno male la schiena e anche la mano".