
Quando i pascoli “muoiono” segna la fine della primavera
Con l’arrivo di giugno, l’estate inizia ufficialmente!
Le piogge diventano sempre più rare, le temperature sfiorano i 30 °C (90 °F) e nei campi si avverte un cambiamento netto: il pascolo primaverile volge al termine.
La sulla (vedi articolo Sulla la regina dei pascoli di maggio) completa il suo ciclo vegetativo, lasciando i semi sulla superficie del terreno. È l’erba medica (alfalfa) l’unica a resistere ancora alle nuove condizioni climatiche. Grazie alle sue radici profonde, riesce a raggiungere l’umidità nei terreni argillosi per buona parte dell’estate. Ma anche lei ha i suoi limiti: sotto il sole cocente, la crescita si arresta e i campi si “bruciano”.
Erba medica: potente, utile, ma da maneggiare con cura
L’erba medica è una pianta straordinaria. Come tutte le leguminose, arricchisce il terreno e contribuisce alla fertilità naturale. Tuttavia, può diventare pericolosa per i ruminanti: durante la fase di crescita, se consumata in grandi quantità, può provocare gravi problemi di salute e persino la morte.
Per questo motivo, le pecore possono pascolare su erba medica solo per brevi periodi, massimo 30 minuti. Questo limita notevolmente il suo utilizzo rispetto alla sulla, che ha un ruolo molto più centrale nel sistema foraggero.
Eppure, non va sottovalutata: grazie all’alto contenuto proteico, l’erba medica può aiutare a rallentare il calo fisiologico nella produzione di latte che avviene in questo periodo dell’anno.
Perché cala la produzione di latte?
Molte pecore iniziano la lattazione già in ottobre. Dopo oltre 200 giorni di produzione, è del tutto naturale che abbiano bisogno di una pausa. A questo si aggiunge un altro fattore importante: molte sono già gravide, e quindi stanno destinando energia alla gestazione.
Come tutti gli erbivori, le pecore hanno bisogno di vegetazione verde e fresca per produrre latte in modo efficiente. Ma quando le temperature diventano troppo elevate, semplicemente smettono di mangiare. Il caldo limita la loro attività e, di conseguenza, anche la produzione.
In fondo, proprio come succede a noi umani, il caldo riduce l’appetito e la vitalità. Le pecore hanno tutte le ragioni per essere meno produttive durante l’estate.